Dott. Gianni
A volte sentirsi ansiosi è normale, in quanto si tratta di una risposta normale ad una situazione stressante, come per esempio prima di prendere una decisione importante oppure prima di un esame. Tuttavia, l’ansia può diventare un problema medico, noto con il nome di disturbo d’ansia, che può colpire le persone in qualsiasi momento, provocando paura e preoccupazione costanti, spesso per ragioni indefinibili, e che spesso può rendere difficile condurre una vita normale.
L’ansia può colpire le persone in molti modi diversi, con sintomi sia a livello fisico che psicologico. Tra i sintomi psicologici più comuni causati dall’ansia vi sono l’irrequietezza, l’irritabilità, la difficoltà di concentrazione e la sensazione di trovarsi “sulle spine”. Le persone che soffrono di ansia spesso avvertono sintomi fisici, tra cui stanchezza, capogiri, palpitazioni cardiache, tensione e dolori muscolari, mal di testa, difficoltà a dormire, mal di stomaco, difficoltà a respirare o mancanza di respiro, sensazione di nausea.
Spesso la causa dell’ansia è correlata ad eventi noti, come una situazione stressante, problemi sul lavoro, problemi relazionali o problemi familiari. Può anche essere correlata ad una fobia nota, come la paura dell’altezza, che provoca una sensazione di ansia quando ci si avvicina a una sporgenza. L’origine dell’ansia non è sempre chiara quando si parla di disturbo d’ansia. A volte non si sa perché ci si sente ansiosi, né cosa scateni tale sensazione. In casi simili è difficile trovare una soluzione all’ansia se non si conosce il motivo che la scatena.
Quando ci si consulta con uno specialista dell'ansia vengono poste una serie di domande per capire quale sia la causa alla radice dei sintomi e per distinguerla da altre condizioni come la depressione. Parlare di come ci si sente può risultare difficile ed il medico farà del proprio meglio per aiutare il paziente a sentirsi a proprio agio. Potrebbe inoltre essere necessario effettuare un esame obiettivo ed un esame del sangue al fine di escludere eventuali altre condizioni alla base dei sintomi.
Una volta diagnosticata l’ansia, esistono vari metodi che il medico può utilizzare nel tentativo di trattare la condizione. Uno dei trattamenti iniziali offerti più di frequente è la terapia cognitiva comportamentale (TCC), che aiuta a capire i problemi e le cause scatenanti, consentendo in tal modo di controllare meglio la condizione. La TCC comporterà un certo numero di incontri con uno specialista, nel corso di alcuni mesi, che aiuteranno ad individuare l’origine delle sensazioni negative. Un altro metodo di trattamento è rappresentato dalla ‘mindfulness’ (attenzione cosciente), che ha come obiettivo quello di rendere il paziente più consapevole delle proprie sensazioni; in tal modo, quando la sensazione d’ansia insorge, e una volta compreso di cosa si tratti, controllare le proprie sensazioni può diventare più facile. Si apprenderanno inoltre metodi per riuscire a calmarsi in situazioni in cui cominciano a manifestarsi le sensazioni d’ansia. Infine, come metodo di trattamento si possono utilizzare dei farmaci qualora le altre opzioni non abbiano avuto successo. Vi sono alcuni farmaci, che il medico può prescrivere, in grado di alleviare l’ansia, e sarà sempre il medico a decidere quale sia il miglior percorso da intraprendere.
Gli attacchi di panico sono episodi caratterizzati da paura o ansia improvvisa e intensa, sono accompagnati da sintomi fisici e possono raggiungere il picco massimo d’intensità nel volgere di pochi minuti. Possono durare per pochi secondi oppure per delle ore, benché la maggior parte vada dai 5 ai 20 minuti. Possono apparire senza preavviso, anche durante un precedente stato di calma. L’intensità, la durata e il numero di sintomi che si manifestano possono variare da un episodio all’altro e da persona a persona.
Le sensazioni di ansia e paura, nonché la sensazione fisica di avere un nodo allo stomaco accompagnata da un battito cardiaco accelerato possono indurre i pazienti a ritenere che si tratti di un infarto oppure che l’episodio sia sintomatico di condizione cardiaca, disturbi respiratori o addirittura di malattie della tiroide. Molti pazienti che soffrono di un attacco di panico per la prima volta richiedono l’intervento di un’ambulanza, sebbene di solito non sia necessario andare in ospedale. Nonostante siano estremamente dolorosi e sgradevoli, gli attacchi di panico di norma non sono pericolosi e non richiedono alcun trattamento in ospedale.
Oltre alle sensazioni estreme di panico o ansia, gli attacchi di panico sono accompagnati da diversi sintomi fisici. Gli attacchi di panico “conclamati” comportano quattro o più sintomi, mentre alcune persone possono andare incontro ad attacchi “a sintomi limitati”, ovvero con meno di quattro. Tra i sintomi tipici vi sono:
Gli attacchi di panico, in sostanza, sono causati dal corpo quando entra improvvisamente in “modalità di attacco o fuga”. Si tratta di un meccanismo naturale che è parte integrante dei nostri corpi, che si sono evoluti per poter affrontare un pericolo attaccando un aggressore oppure fuggendo. Per affrontare una di queste due situazioni è indispensabile essere quanto più veloci e forti possibile; a tal fine il corpo viene inondato di adrenalina, che fa accelerare il respiro e la frequenza cardiaca allo scopo di fornire, in tutte le parti del corpo, ancora più ossigeno a tutte le cellule il più velocemente possibile, in modo da poter affrontare la minaccia. È questo che causa la maggior parte dei sintomi fisici. Tale reazione di attacco o fuga viene scatenata dalla comparsa improvvisa della paura. È difficile individuare con precisione la causa scatenante di tale paura: in alcuni casi, fobie, circostanze emotive o situazioni stressanti possono esserne la causa, ma in molti casi non esiste una ragione evidente. Tuttavia, quando iniziano i sintomi fisici, il paziente si può spaventare ancora di più, con conseguente rilascio di ancora più adrenalina, e ciò non fa altro che peggiorare i sintomi. Anche altre persone, affette da varie altre condizioni, possono soffrire di attacchi di panico: una circostanza che suggerisce che l’altro disturbo potrebbe essere la causa dell’attacco. Tali condizioni includono: disturbo da stress post-traumatico (Post-Traumatic Stress Disorder, PTSD), disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), ipertiroidismo, disturbo d’ansia sociale e depressione. Alle persone che manifestano regolarmente attacchi di panico può inoltre essere diagnosticato il disturbo da attacchi di panico.
Alcuni pazienti cercano di evitare gli attacchi di panico tenendosi alla larga da situazioni che potrebbero essere stressanti, che potrebbero far aumentare la loro frequenza cardiaca o che vengono da questi associate agli attacchi di panico. Mentre, da una parte, evitare il consumo di sostanze, tabacco e ridurre il consumo di caffeina sono in sé delle buone idee, per svariati motivi, dall’altra, evitare attività come l’esercizio fisico non viene in genere raccomandato dai medici: di fatto, l’esercizio fisico può essere un modo per alleviare lo stress e, in alcuni casi, praticarlo è una buona idea. Benché identificare la fonte dello stress e cosa faccia scattare gli attacchi di panico possa rappresentare una buona strategia, è comunque importante non imporre delle restrizioni sulla propria vita quotidiana.
La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) può essere utile per identificare le cause e i pensieri negativi in grado di causare gli attacchi di panico. A parte questo metodo e i cambiamenti allo stile di vita, non esiste un vero e proprio trattamento. Esistono tuttavia alcune tecniche per controllare i sintomi quando si verificano gli attacchi. Esercizi di respirazione e tecniche di radicamento mentale, come per esempio elencare cinque cose che si vedono, si ascoltano, si sentono, ecc. sono utili per molti pazienti. Gli esperti raccomandano di non andarsene da una situazione, se possibile, e di affrontare invece la fonte della paura gestendo l’attacco. Naturalmente, ciascun caso e ciascun paziente è diverso ed è necessario consultarsi con un medico per capire quale possa essere il modo migliore per intervenire.
La depressione è una malattia che consiste in un disturbo dell'umore caratterizzato principalmente da un prolungato e grave senso di tristezza. Questa sensazione è associata ad altri sintomi e alterazioni del pensiero e del comportamento. La depressione può colpire persone di tutte le età, siano esse adulte adolescenti o anche bambini.
I sintomi della depressione sono:
I sintomi della depressione nei bambini possono essere diversi da quelli degli adulti. È importante monitorare le prestazioni scolastiche, il sonno e il comportamento del bambino per individuare eventuali sintomi di depressione. Per distinguere un disturbo depressivo da qualsiasi stato di tristezza passeggero è necessario il controllo di uno psichiatra.
Ci sono diversi tipi di disturbi depressivi a seconda delle cause. Spesso può essere tramandato dai genitori ai figli, a causa dei geni, del comportamento a casa o dell'ambiente. Può anche essere innescato da un evento stressante o infelice della vita.
Tra i fattori che possono causare la depressione vi sono:
Assumere alcolici o droghe può peggiorare la depressione e provocare pensieri di suicidio.
Il terapeuta indica quale trattamento è il migliore in base alla persona, ma si concentra fondamentalmente sulle sedute di psicoterapia. Ci sono diversi tipi di disturbi depressivi a seconda delle loro cause.
Il disturbo bipolare è una condizione di salute mentale in cui il paziente va incontro sia ad episodi di euforia, grande energia o grande produttività (mania), sia ad episodi in cui si sente abbattuto o depresso e, in alcuni casi, gli episodi presentano entrambe le sintomatologie. In passato era conosciuto con il nome di “psicopatia maniacodepressiva” a causa di tale dualità. In casi estremi gli ‘alti’ ed i ‘bassi’ possono durare per delle settimane e possono influire gravemente sulla vita del paziente, in quanto l’umore oscilla da un estremo all’altro.
Esistono quattro categorie riconosciute del disturbo bipolare, ciascuna delle quali condivide entrambe le caratteristiche di mania e depressione, ma con frequenze, tendenze e intensità variabili delle due.
Alcuni psichiatri suggeriscono che le condizioni bipolari e le condizioni correlate possano essere comprese meglio se le si considera come facenti parte di uno spettro, benché tale opinione venga contestata.
Gli episodi maniacali sono caratterizzati da:
Gli episodi depressivi sono caratterizzati da:
In alcuni casi, le persone affette da disturbo bipolare soffrono di psicosi nel corso di un episodio, che include allucinazioni o deliri.
L’esatto meccanismo del disturbo bipolare non è completamente chiaro, ma si ritiene che la genetica giochi un ruolo importante. Possono contribuire anche i fattori ambientali, come i traumi o gli abusi infantili.
Il trattamento per il disturbo bipolare è incentrato sul controllo degli sbalzi d’umore del paziente. Ciascun caso è unico, con pazienti diversi che soffrono di episodi di durata, intensità e sintomi diversi. Pertanto, il trattamento deve essere personalizzato.
I piani di trattamento efficaci di solito comportano una combinazione di farmaci, come gli stabilizzatori dell’umore e gli antidepressivi, e di terapia comunicativa, come la TCC (terapia cognitivo comportamentale). I farmaci per il sonno o gli antipsicotici possono essere prescritti per contrastare sintomi specifici.
Il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) o stress post-traumatico è un insieme di sintomi che compaiono nell'individuo dopo un evento traumatico o catastrofico, e fanno riferimento all'incapacità di superare l'esperienza spiacevole. Questi sintomi portano a un'alterazione dello stato fisico così grande che il paziente non riesce più a condurre una vita normale. Questo stato è normale nelle persone che hanno subito un'esperienza traumatica o vi hanno assistito, ma se dura più di un mese e resta difficile da superare allora si parla di stress post-traumatico.
Le persone affette da disturbo post-traumatico da stress si sentono depresse, ansiose, prese dai sensi di colpa, costantemente arrabbiate, irascibili e suscettibili. Inoltre, assai comuni sono incubi e flashback, ipervigilanza su possibili pericoli o diffidenza verso i cambiamenti che coinvolgono la propria esistenza. In molti casi il paziente assume un atteggiamento di non riconoscimento del trauma, o di mancanza di interesse nell'intrattenere relazioni sociali.
La causa del PTSD è il fatto di aver vissuto un'esperienza traumatica che provoca una profonda tristezza o ansia, e in particolare il fatto di non trovare la forza di gestire emozioni così intense derivanti dalla brutta esperienza. Gli eventi che spesso causano stress possono essere inaspettabili e accadere all'improvviso, o possono durare da molto tempo. Possono anche essere dovuti al fatto di sentirsi in trappola, a eventi che hanno causati più morti, o mutilazioni, o che coinvolgono bambini.
Il trattamento dello stress post-traumatico richiederà una consulenza psicologica per superare il trauma. In molti casi sarà necessario integrare con un trattamento farmacologico. Le terapie più comuni per il trattamento di PTSD sono la terapia di esposizione e la terapia cognitiva, come pure l'uso di tecniche per gestire l'ansia. In quanto al trattamento farmacologico, i più comuni farmaci in questi casi sono antidepressivi e ansiolitici, da assumere sotto la supervisione e la terapia di un psichiatra per monitorare la progressione del paziente ed evitare possibili effetti collaterali del farmaco stesso.
La psicosi è un grave disturbo mentale che altera profondamente le capacità di pensiero di un individuo, portandolo a perdere il contatto con la realtà. Può insorgere a qualsiasi età, sebbene sia piuttosto rara in bambini e adolescenti sotto i 15 anni. La psicosi porta con sé gravi complicanze, che comprendono autolesionismo e suicidio, abuso di alcol e droghe.
Il soggetto con psicosi soffre di illusioni (si convince di cose non vere) e di allucinazioni, che coinvolgono tutti e 5 i sensi. Lo psicotico può mostrare uno stato di confusione, parlando in maniera rapida e cambiando discorso improvvisamente. Capita spesso che perda il filo dei propri pensieri e si blocchi senza completare il discorso o l’azione che stava eseguendo. Inoltre, il soggetto non riesce a rendersi conto dei propri disturbi e dei propri atteggiamenti fuori dalla norma. Altri sintomi includono difficoltà di concentrazione, ansia e agitazione, isolamento sociale, disturbi del sonno e cattivo umore.
Le cause della psicosi sono molteplici. Il disturbo psicotico, infatti, può derivare da:
Altre forme di psicosi, invece, possono essere scatenate da motivi diversi, come la psicosi mestruale, la psicosi post-parto, la psicosi occupazionale, la psicosi condivisa (quando si ha una stretta relazione con un individuo psicotico), etc. La familiarità, inoltre, influisce notevolmente sullo sviluppo di una psicosi.
Sebbene sia quasi impossibile prevenire la psicosi, i soggetti a rischio possono sottoporsi a terapie cognitivo-comportamentali per evitare lo sviluppo della malattia. In presenza di sintomi e atteggiamenti sospetti, ci si può sottoporre ad eventuali esami di approfondimento.
Il trattamento consiste nella somministrazione di farmaci antipsicotici, nella terapia causale (curare le cause che hanno generato la psicosi) e nella psicoterapia. Le tecniche più praticate sono la terapia cognitivo-comportamentale, che aiuta lo psicotico a riconoscere e a dominare i comportamenti problematici) e la terapia familiare. Il malato può trovare un valido aiuto anche nei gruppi di supporto, ai quali partecipano persone con disturbi analoghi.
Il Dott. Roberto Gianni inizia l’attività come Psichiatra nel 1975, occupandosi della cura dei malati in acuzie negli Ospedali Psichiatrici di Torino. Intraprende, a quel tempo, un primo training psicoanalitico con la Dott.ssa S. Montefoschi, membro della Società Internazionale di Psicologia Analitica e membro fondatore dell’Associazione Italiana di Psicologia Analitica. Dopo alcuni anni come medico Psichiatra, interviene nel primo centro antidroga del Gruppo Abele a Torino, dove poi progetta e realizza per la città uno dei primi servizi in Italia per la cura della tossicodipendenza. A partire dal 1980 si dedica interamente alla riabilitazione dei pazienti in stato di cronicità grave e psicosi. Successivamente, come consulente della città di Torino, si dedica agli anziani in collaborazione con la Scuola di Specialità dell’Università di Torino in Geriatria e Gerontologia, dove insegna per 5 anni in qualità di Docente, dedicandosi all’organizzazione delle strutture per l’assistenza agli anziani non autosufficienti. Sempre negli stessi anni, prosegue i propri studi e l’attività di ricerca clinica con il Prof. Fritz Morgenthaler e con il Prof Johannes Kremerius, entrambi appartenenti alla Società Psicoanalitica Freudiana Internazionale (IPA). Dal 1990 prosegue l’approfondimento formativo con il Prof. Salomon Resnik, membro titolare della Società Psicoanalitica Internazionale Freudiana (IPA), con cui intraprende a Parigi un training psicoanalitico. Fino al 2016 dirige un Reparto Ospedaliero di Psichiatria a Torino per la cura dei pazienti in crisi, privilegiando un modello gruppale e fenomenologico. Esperto di Psicopatologia Forense, è iscritto all’Albo dei CTU e dei Periti del Tribunale di Torino. Attualmente pratica come Psichiatra e Psicoterapeuta presso il proprio studio a Torino ed è consulente della prestigiosa Comunità Terapeutica Il Porto a Moncalieri, specializzata nel trattamento delle Psicosi e dei Disturbi della Personalità.
A volte sentirsi ansiosi è normale, in quanto si tratta di una risposta normale ad una situazione stressante, come per esempio prima di prendere una decisione importante oppure prima di un esame. Tuttavia, l’ansia può diventare un problema medico, noto con il nome di disturbo d’ansia, che può colpire le persone in qualsiasi momento, provocando paura e preoccupazione costanti, spesso per ragioni indefinibili, e che spesso può rendere difficile condurre una vita normale.
L’ansia può colpire le persone in molti modi diversi, con sintomi sia a livello fisico che psicologico. Tra i sintomi psicologici più comuni causati dall’ansia vi sono l’irrequietezza, l’irritabilità, la difficoltà di concentrazione e la sensazione di trovarsi “sulle spine”. Le persone che soffrono di ansia spesso avvertono sintomi fisici, tra cui stanchezza, capogiri, palpitazioni cardiache, tensione e dolori muscolari, mal di testa, difficoltà a dormire, mal di stomaco, difficoltà a respirare o mancanza di respiro, sensazione di nausea.
Spesso la causa dell’ansia è correlata ad eventi noti, come una situazione stressante, problemi sul lavoro, problemi relazionali o problemi familiari. Può anche essere correlata ad una fobia nota, come la paura dell’altezza, che provoca una sensazione di ansia quando ci si avvicina a una sporgenza. L’origine dell’ansia non è sempre chiara quando si parla di disturbo d’ansia. A volte non si sa perché ci si sente ansiosi, né cosa scateni tale sensazione. In casi simili è difficile trovare una soluzione all’ansia se non si conosce il motivo che la scatena.
Quando ci si consulta con uno specialista dell'ansia vengono poste una serie di domande per capire quale sia la causa alla radice dei sintomi e per distinguerla da altre condizioni come la depressione. Parlare di come ci si sente può risultare difficile ed il medico farà del proprio meglio per aiutare il paziente a sentirsi a proprio agio. Potrebbe inoltre essere necessario effettuare un esame obiettivo ed un esame del sangue al fine di escludere eventuali altre condizioni alla base dei sintomi.
Una volta diagnosticata l’ansia, esistono vari metodi che il medico può utilizzare nel tentativo di trattare la condizione. Uno dei trattamenti iniziali offerti più di frequente è la terapia cognitiva comportamentale (TCC), che aiuta a capire i problemi e le cause scatenanti, consentendo in tal modo di controllare meglio la condizione. La TCC comporterà un certo numero di incontri con uno specialista, nel corso di alcuni mesi, che aiuteranno ad individuare l’origine delle sensazioni negative. Un altro metodo di trattamento è rappresentato dalla ‘mindfulness’ (attenzione cosciente), che ha come obiettivo quello di rendere il paziente più consapevole delle proprie sensazioni; in tal modo, quando la sensazione d’ansia insorge, e una volta compreso di cosa si tratti, controllare le proprie sensazioni può diventare più facile. Si apprenderanno inoltre metodi per riuscire a calmarsi in situazioni in cui cominciano a manifestarsi le sensazioni d’ansia. Infine, come metodo di trattamento si possono utilizzare dei farmaci qualora le altre opzioni non abbiano avuto successo. Vi sono alcuni farmaci, che il medico può prescrivere, in grado di alleviare l’ansia, e sarà sempre il medico a decidere quale sia il miglior percorso da intraprendere.
Gli attacchi di panico sono episodi caratterizzati da paura o ansia improvvisa e intensa, sono accompagnati da sintomi fisici e possono raggiungere il picco massimo d’intensità nel volgere di pochi minuti. Possono durare per pochi secondi oppure per delle ore, benché la maggior parte vada dai 5 ai 20 minuti. Possono apparire senza preavviso, anche durante un precedente stato di calma. L’intensità, la durata e il numero di sintomi che si manifestano possono variare da un episodio all’altro e da persona a persona.
Le sensazioni di ansia e paura, nonché la sensazione fisica di avere un nodo allo stomaco accompagnata da un battito cardiaco accelerato possono indurre i pazienti a ritenere che si tratti di un infarto oppure che l’episodio sia sintomatico di condizione cardiaca, disturbi respiratori o addirittura di malattie della tiroide. Molti pazienti che soffrono di un attacco di panico per la prima volta richiedono l’intervento di un’ambulanza, sebbene di solito non sia necessario andare in ospedale. Nonostante siano estremamente dolorosi e sgradevoli, gli attacchi di panico di norma non sono pericolosi e non richiedono alcun trattamento in ospedale.
Oltre alle sensazioni estreme di panico o ansia, gli attacchi di panico sono accompagnati da diversi sintomi fisici. Gli attacchi di panico “conclamati” comportano quattro o più sintomi, mentre alcune persone possono andare incontro ad attacchi “a sintomi limitati”, ovvero con meno di quattro. Tra i sintomi tipici vi sono:
Gli attacchi di panico, in sostanza, sono causati dal corpo quando entra improvvisamente in “modalità di attacco o fuga”. Si tratta di un meccanismo naturale che è parte integrante dei nostri corpi, che si sono evoluti per poter affrontare un pericolo attaccando un aggressore oppure fuggendo. Per affrontare una di queste due situazioni è indispensabile essere quanto più veloci e forti possibile; a tal fine il corpo viene inondato di adrenalina, che fa accelerare il respiro e la frequenza cardiaca allo scopo di fornire, in tutte le parti del corpo, ancora più ossigeno a tutte le cellule il più velocemente possibile, in modo da poter affrontare la minaccia. È questo che causa la maggior parte dei sintomi fisici. Tale reazione di attacco o fuga viene scatenata dalla comparsa improvvisa della paura. È difficile individuare con precisione la causa scatenante di tale paura: in alcuni casi, fobie, circostanze emotive o situazioni stressanti possono esserne la causa, ma in molti casi non esiste una ragione evidente. Tuttavia, quando iniziano i sintomi fisici, il paziente si può spaventare ancora di più, con conseguente rilascio di ancora più adrenalina, e ciò non fa altro che peggiorare i sintomi. Anche altre persone, affette da varie altre condizioni, possono soffrire di attacchi di panico: una circostanza che suggerisce che l’altro disturbo potrebbe essere la causa dell’attacco. Tali condizioni includono: disturbo da stress post-traumatico (Post-Traumatic Stress Disorder, PTSD), disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), ipertiroidismo, disturbo d’ansia sociale e depressione. Alle persone che manifestano regolarmente attacchi di panico può inoltre essere diagnosticato il disturbo da attacchi di panico.
Alcuni pazienti cercano di evitare gli attacchi di panico tenendosi alla larga da situazioni che potrebbero essere stressanti, che potrebbero far aumentare la loro frequenza cardiaca o che vengono da questi associate agli attacchi di panico. Mentre, da una parte, evitare il consumo di sostanze, tabacco e ridurre il consumo di caffeina sono in sé delle buone idee, per svariati motivi, dall’altra, evitare attività come l’esercizio fisico non viene in genere raccomandato dai medici: di fatto, l’esercizio fisico può essere un modo per alleviare lo stress e, in alcuni casi, praticarlo è una buona idea. Benché identificare la fonte dello stress e cosa faccia scattare gli attacchi di panico possa rappresentare una buona strategia, è comunque importante non imporre delle restrizioni sulla propria vita quotidiana.
La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) può essere utile per identificare le cause e i pensieri negativi in grado di causare gli attacchi di panico. A parte questo metodo e i cambiamenti allo stile di vita, non esiste un vero e proprio trattamento. Esistono tuttavia alcune tecniche per controllare i sintomi quando si verificano gli attacchi. Esercizi di respirazione e tecniche di radicamento mentale, come per esempio elencare cinque cose che si vedono, si ascoltano, si sentono, ecc. sono utili per molti pazienti. Gli esperti raccomandano di non andarsene da una situazione, se possibile, e di affrontare invece la fonte della paura gestendo l’attacco. Naturalmente, ciascun caso e ciascun paziente è diverso ed è necessario consultarsi con un medico per capire quale possa essere il modo migliore per intervenire.
La demenza indica un insieme di malattie neurodegenerative dell’encefalo che caratterizzano l’età avanzata, ma non solo, e che incidono sulle facoltà intellettive del soggetto che ne soffre. La demenza, poiché comprende sintomi e caratteristiche variabili, viene convenzionalmente classificata in base a specifici parametri distintivi:
I più importanti tipi di demenza sono, tra le tante, il Morbo di Alzheimer, la demenze pugilistica, la demenza associata a HIV, malattia di Huntington e la demenza con corpi di Levy.
I sintomi della demenza dipendono dalla localizzazione encefalica. In generale i principali sintomi sono:
Al giorno d’oggi non si ha un quadro chiaro sulle cause della demenza. Secondo gli studi scientifici la demenza è comunque la conseguenza di due eventi, la morte delle cellule nervose cerebrali e/o il malfunzionamento delle comunicazioni intercellulari. I fattori di rischio legati alla demenza sono:
Attualmente la gran parte delle demenze rimane incurabile: allo stato attuale della medicina, non è possibile fermare la neurodegenerazione o farla regredire. I benefici delle terapie disponibili riguardano soprattutto la sintomatologia. La prevenzione rappresenta un’arma valida contro le varie forme di demenza. Per questo, alcuni dei seguenti comportamenti possono influire significativamente sulla patologia (si posticipa l’insorgenza della demenza):
La depressione è una malattia che consiste in un disturbo dell'umore caratterizzato principalmente da un prolungato e grave senso di tristezza. Questa sensazione è associata ad altri sintomi e alterazioni del pensiero e del comportamento. La depressione può colpire persone di tutte le età, siano esse adulte adolescenti o anche bambini.
I sintomi della depressione sono:
I sintomi della depressione nei bambini possono essere diversi da quelli degli adulti. È importante monitorare le prestazioni scolastiche, il sonno e il comportamento del bambino per individuare eventuali sintomi di depressione. Per distinguere un disturbo depressivo da qualsiasi stato di tristezza passeggero è necessario il controllo di uno psichiatra.
Ci sono diversi tipi di disturbi depressivi a seconda delle cause. Spesso può essere tramandato dai genitori ai figli, a causa dei geni, del comportamento a casa o dell'ambiente. Può anche essere innescato da un evento stressante o infelice della vita.
Tra i fattori che possono causare la depressione vi sono:
Assumere alcolici o droghe può peggiorare la depressione e provocare pensieri di suicidio.
Il terapeuta indica quale trattamento è il migliore in base alla persona, ma si concentra fondamentalmente sulle sedute di psicoterapia. Ci sono diversi tipi di disturbi depressivi a seconda delle loro cause.
I disturbi della personalità sono una serie di condizioni mentali che prevedono che i comportamenti, pensieri ed emozioni che costituiscono il modo di essere di una persona sia deviato in maniera prolungata nel tempo rispetto ai modelli di personalità "sana" considerati all'interno della propria cultura. Questo tipo di disturbo psichiatrico interferisce con la vita quotidiana della persona, che soffre di problemi di adattamento sociale, per cui la sua capacità di relazione e convivenza è complicata e può portare all'isolamento sociale.
I disturbi sono classificati in:
I sintomi variano ampiamente a seconda del tipo di disturbo della personalità. In generale, coinvolgono sentimenti, pensieri e comportamenti che non si adattano a diversi ambienti. Questi modelli di solito compaiono durante l'adolescenza. Cause dei disturbi di personalità o perché si verificano Le cause dei disturbi di personalità sono sconosciute. Gli specialisti ritengono che il loro sviluppo sia legato a determinati fattori genetici e ambientali.
Inizialmente, le persone con disturbi di personalità non cercano una cura da sole. Decidono di cercare aiuto quando questo disturbo ha già causato gravi problemi nelle relazioni personali o nel lavoro. I disturbi di personalità richiedono una terapia psicologica personalizzata. In alcuni casi, la terapia farmacologica può essere un complemento utile.
Il disturbo bipolare è una condizione di salute mentale in cui il paziente va incontro sia ad episodi di euforia, grande energia o grande produttività (mania), sia ad episodi in cui si sente abbattuto o depresso e, in alcuni casi, gli episodi presentano entrambe le sintomatologie. In passato era conosciuto con il nome di “psicopatia maniacodepressiva” a causa di tale dualità. In casi estremi gli ‘alti’ ed i ‘bassi’ possono durare per delle settimane e possono influire gravemente sulla vita del paziente, in quanto l’umore oscilla da un estremo all’altro.
Esistono quattro categorie riconosciute del disturbo bipolare, ciascuna delle quali condivide entrambe le caratteristiche di mania e depressione, ma con frequenze, tendenze e intensità variabili delle due.
Alcuni psichiatri suggeriscono che le condizioni bipolari e le condizioni correlate possano essere comprese meglio se le si considera come facenti parte di uno spettro, benché tale opinione venga contestata.
Gli episodi maniacali sono caratterizzati da:
Gli episodi depressivi sono caratterizzati da:
In alcuni casi, le persone affette da disturbo bipolare soffrono di psicosi nel corso di un episodio, che include allucinazioni o deliri.
L’esatto meccanismo del disturbo bipolare non è completamente chiaro, ma si ritiene che la genetica giochi un ruolo importante. Possono contribuire anche i fattori ambientali, come i traumi o gli abusi infantili.
Il trattamento per il disturbo bipolare è incentrato sul controllo degli sbalzi d’umore del paziente. Ciascun caso è unico, con pazienti diversi che soffrono di episodi di durata, intensità e sintomi diversi. Pertanto, il trattamento deve essere personalizzato.
I piani di trattamento efficaci di solito comportano una combinazione di farmaci, come gli stabilizzatori dell’umore e gli antidepressivi, e di terapia comunicativa, come la TCC (terapia cognitivo comportamentale). I farmaci per il sonno o gli antipsicotici possono essere prescritti per contrastare sintomi specifici.
Il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) o stress post-traumatico è un insieme di sintomi che compaiono nell'individuo dopo un evento traumatico o catastrofico, e fanno riferimento all'incapacità di superare l'esperienza spiacevole. Questi sintomi portano a un'alterazione dello stato fisico così grande che il paziente non riesce più a condurre una vita normale. Questo stato è normale nelle persone che hanno subito un'esperienza traumatica o vi hanno assistito, ma se dura più di un mese e resta difficile da superare allora si parla di stress post-traumatico.
Le persone affette da disturbo post-traumatico da stress si sentono depresse, ansiose, prese dai sensi di colpa, costantemente arrabbiate, irascibili e suscettibili. Inoltre, assai comuni sono incubi e flashback, ipervigilanza su possibili pericoli o diffidenza verso i cambiamenti che coinvolgono la propria esistenza. In molti casi il paziente assume un atteggiamento di non riconoscimento del trauma, o di mancanza di interesse nell'intrattenere relazioni sociali.
La causa del PTSD è il fatto di aver vissuto un'esperienza traumatica che provoca una profonda tristezza o ansia, e in particolare il fatto di non trovare la forza di gestire emozioni così intense derivanti dalla brutta esperienza. Gli eventi che spesso causano stress possono essere inaspettabili e accadere all'improvviso, o possono durare da molto tempo. Possono anche essere dovuti al fatto di sentirsi in trappola, a eventi che hanno causati più morti, o mutilazioni, o che coinvolgono bambini.
Il trattamento dello stress post-traumatico richiederà una consulenza psicologica per superare il trauma. In molti casi sarà necessario integrare con un trattamento farmacologico. Le terapie più comuni per il trattamento di PTSD sono la terapia di esposizione e la terapia cognitiva, come pure l'uso di tecniche per gestire l'ansia. In quanto al trattamento farmacologico, i più comuni farmaci in questi casi sono antidepressivi e ansiolitici, da assumere sotto la supervisione e la terapia di un psichiatra per monitorare la progressione del paziente ed evitare possibili effetti collaterali del farmaco stesso.
Il lutto è uno stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte dell’esistenza dell’individuo. La perdita di una persona amata o di un’astrazione (la patria, la libertà, un ideale), in alcuni individui incapaci di accettarne l’ineluttabilità, assume caratteristiche patologiche. L’esperienza della perdita è vissuta diversamente da individuo a individuo. È quindi scorretto, dal punto di vista clinico, giudicare le reazioni psicologiche di un soggetto come patologiche nelle prime fasi del lutto.
Secondo la teoria delle 5 fasi di Kübler Ross, l’elaborazione del lutto comprende:
Secondo Onofri e La Rosa, le reazioni al lutto sono così suddivise:
Solitamente, si giunge alla fase di accettazione del lutto dopo 18 mesi dall’evento. La persona riesce a tornare ad una situazione confrontabile alla fase pre-lutto, con un miglioramento dell’umore e con l’abbandono delle problematiche psicosociali. Alcuni soggetti, però, non riescono ad accettare l’inevitabilità della perdita e continuano a manifestare la sintomatologia.
Uno psicoterapeuta può aiutare a superare il lutto, attraverso Terapie Cogitivo-Comportamentali (CBT), EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) o Terapie Sensomotorie. Inoltre, la terapia di gruppo ha dato spesso risultati migliori rispetto a quella individuale).
La perizia è la prova che un medico specializzato porta in tribunale nel caso il paziente sia implicato in un caso giudiziario.
La psicosi è un grave disturbo mentale che altera profondamente le capacità di pensiero di un individuo, portandolo a perdere il contatto con la realtà. Può insorgere a qualsiasi età, sebbene sia piuttosto rara in bambini e adolescenti sotto i 15 anni. La psicosi porta con sé gravi complicanze, che comprendono autolesionismo e suicidio, abuso di alcol e droghe.
Il soggetto con psicosi soffre di illusioni (si convince di cose non vere) e di allucinazioni, che coinvolgono tutti e 5 i sensi. Lo psicotico può mostrare uno stato di confusione, parlando in maniera rapida e cambiando discorso improvvisamente. Capita spesso che perda il filo dei propri pensieri e si blocchi senza completare il discorso o l’azione che stava eseguendo. Inoltre, il soggetto non riesce a rendersi conto dei propri disturbi e dei propri atteggiamenti fuori dalla norma. Altri sintomi includono difficoltà di concentrazione, ansia e agitazione, isolamento sociale, disturbi del sonno e cattivo umore.
Le cause della psicosi sono molteplici. Il disturbo psicotico, infatti, può derivare da:
Altre forme di psicosi, invece, possono essere scatenate da motivi diversi, come la psicosi mestruale, la psicosi post-parto, la psicosi occupazionale, la psicosi condivisa (quando si ha una stretta relazione con un individuo psicotico), etc. La familiarità, inoltre, influisce notevolmente sullo sviluppo di una psicosi.
Sebbene sia quasi impossibile prevenire la psicosi, i soggetti a rischio possono sottoporsi a terapie cognitivo-comportamentali per evitare lo sviluppo della malattia. In presenza di sintomi e atteggiamenti sospetti, ci si può sottoporre ad eventuali esami di approfondimento.
Il trattamento consiste nella somministrazione di farmaci antipsicotici, nella terapia causale (curare le cause che hanno generato la psicosi) e nella psicoterapia. Le tecniche più praticate sono la terapia cognitivo-comportamentale, che aiuta lo psicotico a riconoscere e a dominare i comportamenti problematici) e la terapia familiare. Il malato può trovare un valido aiuto anche nei gruppi di supporto, ai quali partecipano persone con disturbi analoghi.
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